ESTATE. Oh sole, ardi le chiappe sode di quella turista sprovvista dell'italiana malizia, della profana Avarizia d'amore e di lusso. Vorrei toccarle, come un prete il tabernacolo, morderle delicatamente con le labbra come un'ostia morbida e solubile, come un volubile attimo. Se lei sapesse quanto mi bolle il sangue fuggirebbe come inseguita dalla lava D'un vulcano, come un agnello Da un lupo. Ma io son cupo, sole, per me il bello si nasconde nell'abisso di un dirupo, in un crocifisso arrugginito che brilla alla tua luce D'oro e di sangue. E langue l'animo mio, langue nel terrore, si nutre dell'orrore, e cade sull'onda Che s'infrange sul bagnasciuga, sulla ruga della vecchia sdraiata a riva, sulla carne viva Di una spigola scuoiata Finita non si sa come Sulla sabbia asciutta. Sole, ardi le tette Di quell'americana, rendile rosse come Due mele succulente: voglio accontentarmi Di quel che la gente Comune s'accontenta. Togli dalla mia testa l'eterno e l'infinito, togli le stelle e le galassie, togli l'inferno e la poesia, la magia del tutto col niente, del costruire un mondo con poco inchiostro. Un verso è un mostro che divora l'anima, un leone che ti sbrana le viscere fin quando Non lo liberi dalla sua strana Gabbia di paura e sbando. Sole, ardile il ventre ti prego, fai brillare il mare di una stupenda illusione, fai si che la tua canzone Di luce e immensità Sì propaghi come un'orchestra Di fiati e violini alla finestra di un carcerato! Fra queste sbarre d'ossa Mi sento soffocare, In questa camicia di forza Fatta di carne e disperazione Sto per impazzire! E non so se ardire la morte sia una cosa giusta, se la frusta del Diavolo sarà più rovente di questo Tuo raggio che odio come il cavolo al posto del gelato. È un soffio leggero questo nero Che mi porto dentro, un soffice vento pronto a spingermi non appena il piede Metterò male sul ciglio Dell'abisso. E nulla valgono i bagliori, le feste E la canzone di questa stagione rovente, nulla vale fin quando non arderai Le chiappe di quell'americana e le renderai rosse e dolci come un cocomero ad Agosto. Quante donne Hanno fatto mosto Della mia anima, pestando il mio orgoglio Con piedi luridi di terra e convinzioni, di ragioni e ruvidi pensieri le loro labbra Sempre pronte A proferire. Ma è estate, sole, ardi come mai Hai fatto prima! Ardire, questo è il problema! Nessuna rima Fra mare e orizzonte Riesce a placare Questa tempesta Che sta devastando La casa della mia anima: niente placa Questa funesta brama Di fulmini e tuoni Che danzano Come amanti Al loro primo ballo! E tutto non varrà niente, sole, finché la mente Mia non desidera Quel che desiderano Gli altri, finché i buchi neri E le galassie balleranno Nel mio cranio Come uranio in una bomba, come vermi in una tomba, In questo mio dolore chino, finché non mi accontenterò Di un fiore ma vorrò il giardino
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Stefano Verrengia
- 05/02/2019 12:53:00
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Grazie Klara del tuo commento ed è lecito dare una propria opinione sulla metrica. Permettimi di dissentire, però, sullargomento. La poesia parla proprio dellaccontentarsi e non dellamore, di una semplice scopata, dellattimo. Non cerca più leterno e linfinito ma solamente un attimo, quel di cui molti altri si accontentano. "Lautocompiacimento" è voluto, per dimostrare tutta la melodia "vuota" che provo. Per questo ho provato ad essere ironicamente pomposo. Non so se ci sono riuscito o meno, ma ci ho provato. A presto.
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Klara Rubino
- 05/02/2019 10:51:00
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Secondo me cè troppa enfasi ed autocompiacimento in rime. più sfrondata e diretta è coerente ed efficace. è un desiderio erotico forte e paura dinnamorarsi. nel giardino cè il fiore e nel fiore cè il guardino: non ci si accontenta quanto si Ama davvero una donna, forse ci si accontenta quando la si usa per timore di cader dal ciglio dellabisso.
comunque complimenti per il tuo talento.
Oh sole, ardi le chiappe sode di quella turista Vorrei morderle delicatamente come unostia morbida e solubile, come un volubile attimo.
Se lei sapesse quanto mi bolle il sangue fuggirebbe
Sole, ardi le tette Di quellamericana, rendile rosse come Due mele succulente.
Sole, ardile il ventre ti prego, fai brillare il mare di una stupenda illusione, fai si che la tua canzone Di luce e immensità Sì propaghi come unorchestra Di fiati e violini alla finestra di un carcerato!
È un soffio leggero questo nero Che mi porto dentro, un soffice vento pronto a spingermi sul ciglio Dellabisso.
Quante donne Hanno fatto mosto Della mia anima, pestando il mio orgoglio Con piedi luridi di terra e convinzioni, Sempre pronte A proferire.
Ma è estate, sole, ardi come mai Hai fatto prima! Ardire, questo è il problema!
Questa funesta brama Di fulmini e tuoni Che danzano Come amanti Al loro primo ballo!
finché i buchi neri E le galassie balleranno Nel mio cranio
come vermi in una tomba.
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